percepisco una vibrazione nella forza

L’altra percezione, pubblicata online esattamente un mese fa, è l’annuale report di Marshall Breeding sulle tendenze nel campo dei sistemi integrati per biblioteche (ILS).
Breeding, oltre a scrivere su Library Journal, raccoglie e mantiene sul suo sito Library Technology Guides un discreto database di prodotti e rivenditori di software per biblioteche. Le informazioni contenute sono principalmente prodotte dalle biblioteche, che possono segnalare il prodotto che utilizzano. Inoltre, ogni anno, Breeding mette online un questionario dove raccoglie dati sulla soddisfazione dei prodotti, delle compagni ed eventuali cambi di prodotto.
Al di là delle possibili critiche legate a queste “perceptions” (v. Dan Scott nel 2009 o Ed Corrado nel 2010), vorrei fare un paio di osservazioni:
1. è possibile avere un modello di business basato su software open source (vedi ByWater Solutions, Equinox, MediaFlex, ecc ecc). Lo so, suona come la scoperta dell’acqua calda. Ogni tanto però mi chiedo, come utente finale, cosa impedisca ad una azienda di rilasciare il suo codice sorgente.
Siccome l’ho sentita, vi riporto una possibile risposta: “tanto poi i bibliotecari cosa se ne fanno?”
Ok, secondo me è una risposta stupida, ma fa riflettere su una cosa: nessuno di noi andrà mai a leggersi il codice scritto da qualcun’altro senza un valido motivo.
E allora, se invece di tutto il codice, che va bene non mi leggo, chiedessimo semplicemente una API documentata?
Vabbè, mica l’ho detto io, mi pare sia stato scritto su Computers in libraries da Ellen Bahr.
Nel 2007.
2. tempo fa, non ricordo dove, leggevo che si pensava di ristrutturare il sito dell’AIB per utilizzare un CMS. Sarebbe bello riuscire a infilarci dentro anche una cosa simile a quella fatta su LTG, basata sulla possibilità degli utenti di segnalare il software utilizzato, non dovrebbe essere complicato e forse renderebbe più semplice mantenere le informazioni aggiornate.
p.s. hey, qui manca Clavis 😛

Torna in alto