Rilanciare SBN: live blogging da Roma

Giovedì 20 giugno 2013, si è tenuto a Roma, presso l’Istituto Goethe, l’incontro Rilanciare il Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN). Di seguito provo a tenere aggiornato chi non riesce a partecipare. Per maggiore completezza vi consiglio di seguire l’hashtag #nuovosbn su twitter. In fondo al post, alcune brevi riflessioni tecniche sull’esperienza del live-blog.

Ore 10.00

Appena arrivati

Ore 10.10

Intervento di Giovanna Merola, in ricordo di Michel Boisset e della storia di SBN. Vengono citati i “padri fondatori” di SBN, primi ideatori del progetto, il congresso di Taormina, gli ideali di cooperazione per la creazione di una nuova cultura bibliotecaria.
Ricordando le parole di Angela Vinay: “Nella nuova realtà la responsabilità del bibliotecario sarà quella di mettere a disposizione l’intero serbatoio di dati”.

Ore 10.30

Interviene Claudio Leombroni, dovrebbe parlare delle criticità di SBN, ma si dice un po’ imbarazzato, quindi andrà a braccio 🙂
“Dobbiamo ricominciare a discutere e a sognare”
Il ricordo di quando Vinay parlava di “servizio”, inteso come servizio per l’utente finale. Questo vorrebbe dire che il sistema dovrebbe costantemente rimettersi in discussione per rimodellarsi alle nuove esigenze.
All’epoca SBN non era immaginato tanto come un insieme di programmi informatici, ma come un insieme di servizi.
“Dobbiamo riprendere quello spirito di collaborazione istituzionale che ha caratterizzato SBN […] nazionale, in SBN, significa che tutti devono assumersi le proprie responsabilità. Gli organi di SBN devono riunirsi collegialmente e affrontare i problemi che stanno emergendo. Anche la questione economica”
Riprendere a sognare dipende però anche dalla capacità delle singole biblioteche di reinventarsi, di ricominciare a discutere.
Dobbiamo riprendere a discutere sapendo che tutti noi condividiamo un progetto che ha rappresentato un sogno realizzato in molte parti.

Ore 10.48

Interviene ora Mauro Guerrini che parla del catalogo. Inizia parlando dei meriti della cooperazione e condivisione delle notizie bibliografiche. Affronta anche i limiti iniziali del progetto, ovvero il suo essere ingabbiato nei limiti del software.
Parla anche del progetto di Evoluzione dell’Indice e dei vantaggi del nuovo protocollo: apertura dell’indice a sistemi non nativi tramite SBNMARC, apertura del catalogo.

Ora viene affrontato l’aspetto dei linked data e della loro importanza per l’evoluzione del catalogo. Vengono citate numerose esperienze fatte all’estero.

Ore 11.02

Interviene ora Rossella Caffo, ringraziando tutti per la vicinanza e ribadendo i concetti legati all’importanza della cooperazione.

Un po’ di numeri su SBN, statistiche ed esperienze.
L’ICCU fornisce un applicativo: SBN Web, gratuito.
L’ICCU ha avviato uno studio per l’adozione dei Linked Open Data e fa parte di EURIG, gruppo per l’adozione europea di RDA.
Si arriva a descrivere i costi di SBN per l’ICCU. Difficoltà di gestire un sistema, che ha costi fissi, avendo un bilancio che si compone durante l’anno.

Ore 11.20

Interviene Rossana Rummo, del ministero dei beni culturali, chiarisce che il servizio non è in discussione. SBN è garantito.
Però ribadisce come negli ultimi anni ci siano stati ingenti investimenti, ora bisogna ripartire avendo a mente che ci sono diverse risorse.

Ripensare ad una architettura istituzionale partecipata.
Ipotesti di creazione di un gruppo ristretto, più agile. Attualmente l’organizzazione che sta dietro al servizio è troppo rigida.

Ore 11.38

Inizia il dibattito pubblico. 5 minuti a testa!

Ore 11.40

Chiara Giunti, della BNCF.
Temi del catalogo, il thesauro, l’importanza dei linked data. “Pur nella ristrettezza di risorse si possono fare innovazioni”
La BNI è dentro a SBN Web, questo è un passo avanti notevole. “Portare avanti il lavoro

Ore 11.46

Simona Turbanti, serve un corpus catalografico affidabile: un impianto teorico solido (basato su principi internazionali); una struttura flessibile, un ricco apparato esemplificativo.
Ma forse non basta più, ora bisogna guardare anche all’estero.
“Catalogare non è semplicemente costruire un catalogo, ma significa fornire agli utenti un accesso che fornisca tempestivamente risposta alle loro esigenze.”

Ore 11.52

Ho ufficialmente perso il filo degli interventi 🙁 Scusate. Sono appena fuori dalla sala attaccato a una presa di corrente.
Ad ogni modo sento diversi parlare della BNCF e dell’importanza di darsi da fare lo stesso, nonostante i problemi economici.

Ore 12.00

Enrico Francese affronta il tema della comunicazione. L’assenza dell’ICCU dai canali di comunicazione online.
Non c’è una questione di soldi, risorse….ma di semplice mindset.

Ore 12.07

Tocca a Vanni Bertini. Parla dell’importanza di una apertura internazionale del catalogo e di come SBN potrebbe contribuire grazie alle sue numerose localizzazioni.
L’importanza è che dalla catalogazione del documento si passi a darlo all’utente. A questo proposito, cita la questione della catalogazione e accesso alle risorse elettroniche in SBN.

Ore 12.10

Caffo risponde a un po’ di osservazioni.

Uffa, che pizza

Ore 12.20

Martinelli parla di WIKIDATA!! HELL YEAH!!
E di apertura dei dataset. Solo il 3% dei collegamenti possibili è stato creato in wikipedia, perchè mancano i dataset aperti.
Apertura anche dei dataset di Anagrafe delle Biblioteche Italiane.

Ore 12.25

Ivan Rachieli di Tropico del Libro

  • Perchè, con quali obiettivi strategici, non si è scelto fin da subito un formato standard (es. MARC) per lo scambio dei dati in SBN?
  • Tempi necessari all’apertura del dataset? Forse lasciare implicita la licenza CC forse non è il massimo, si potrebbe esplicitare la licenza.
  • Mettere a disposizione degli utenti i dati (suggerisce di guardare l’esperienza in Inghilterrra)

Ore 12.30

Maurizio Messina

Un nuovo sbn non ci sarà senza riorganizzazione dei servizi bibliotecari nazionali, inteso come ruolo dell’ICCU, delle biblioteche nazionali centrali, ecc.
Importanza della conservazione digitale.

Ore 12.35

Iossa parla del servizio NILDE, legato ad ACNP e suggerisce un loro coinvolgimento in questi discorsi.

Ore 12.40

Di Martino vuole sottolineare il punto di vista dei Poli.

Ore 12.45

Minsenti interviene subito parlando della mailing list Bibliotecari e wikipedia. Ma il problema non interessa solo wikipedia ma il settore dei record di autorità. Record forniti dall’ICCU al VIAF.
Anche se IFLA ci permette di fare come vogliamo in questo settore, è opportuno continuare a non prendere in considerazione come operano all’estero?
45.000 record forniti da ICCU sono solo quelli con codice AUF. Ma sono pochi rispetto a quanti forniti dagli altri paesi. Anzi, le altre nazioni hanno fornito anche record di autori italiani che l’Italia non ha fornito.
E sottolinea il problema dei doppioni, generati dai record italiani.
Perchè si memorizza la data di nascita-morte nel campo note?
Che la commissione REICAT si attivi per rinnovare le regole di catalogazione.

Ore 12.52

Guerrini parla dell’importanza di VIAF e sottolinea le differenze di risorse tra Italia e estero.

Ore 12.55

Caffo esordisce parlando di Linked Open Data disponibili per ABI e Cultura Italia.

Ore 13.03

Valentina Gemma, di Rieti, parla delle scuole in SBN

Ore 13.10

Sono intervenuto io, ma pensa 🙂
Ho chiesto una maggiore apertura verso i produttori di software, più in generale una maggiore apertura dei processi decisionali, con pubblicazione di draft, working paper, ecc.

Ore 13.15

Interviene Parise, presidente AIB.
Istituzionale.
Dice che ieri l’AIB ha incontrato il ministro Bray con una serie di proposte di rinnovamento (tra cui SBN). Dice che questo documento sarà disponibile online e aperto ai contributi.

Ore 13.30

Ciao tutti, io vado a bere con Enrico Francese et altri


Alcune osservazioni sull’organizzazione dell’evento e il live-blog

Le buone idee, da replicare:

  • la presenza della rete wireless aperta
  • proiettare i tweet in sala, questo ha incentivato la partecipazione e stimolato le discussioni

Secondo me non ha funzionato:

  • interventi da 5 minuti. Troppo poco per esprimere osservazioni stimolanti e approfondite. Nonostante l’elasticità dei tempi, tutti hanno preparato discorsi molto concisi. Al di là di alcune difficoltà tecniche che mi hanno impedito di seguire dettagliatamente tutti gli interventi (es. cercare una presa della corrente, fare foto, twittare), ho trovato molto difficile riassumere qualcosa di già molto stringato.
  • troppi interventi iniziali da 20 minuti. Se dovevano servire per fornire un contesto alla discussione, hanno finito per sovrapporsi in alcuni casi. Secondo me, su 5 interventi, ci si poteva limitare a 2: ricordo di Boisset e evoluzione storica del progetto – situazione attuale di SBN.
  • l’aria condizionata 😛

Se vuoi fare live-blog e usi un pc, ricorda:

  • di portare una ciabatta/multipla e, per precauzione, un adattatore
  • una prolunga, nella malaugurata ipotesi che tutte le spine in sala non funzionino 🙁

 

13 commenti su “Rilanciare SBN: live blogging da Roma”

  1. Pingback: Rilanciare SBN? Una settimana dopo | In the mood for library

  2. Ah dimenticavo. Non ho per nulla disprezzato i 5 minuti. Hanno permesso di intervenire a una marea di gente (ci sono stati qualcosa come 22 interventi) e hanno dato vita all’unico vero momento interessante della giornata. Certo non c’è stato tanto contraddittorio, nel senso che ognuno diceva la sua e c’era poco tempo per ribattere, ma io – pur non seguendoli tutti – ho trovato interessante ed efficace l’idea. Per approfondire ci vuole un convegno di 3 giorni – cosa che andrebbe fatta – ma un convegno che però presenti cose fatte o proposte articolate, non generici “dovrebbe”, “sarebbe auspicabile che”, “perché non…” ecc.

    1. Non perchè io sia un fan sfegatato dei buffet 😛 Però suggerirei invece di offrire 2-3 ore anche nel dopo pranzo proprio per dibattito o altri interventi, invece la mattina avrei preferito interventi “nominalmente” da almeno 10-15 minuti (ok, non di più).
      Non sono un frequentatore di barcamp, ma l’ho visto fare all’ultimo NISO Bibliographic Roadmap meeting (https://sites.google.com/site/nisobibrm/): c’è anche la possibilità di raccogliere gli interventi su post-it all’inizio, così da: riuscire a calibrare anche un po’ meglio la durata di ciascuno; evitare duplicazioni dei topic; sapere chi parlerà e di cosa fin da subito.

  3. Anche a Roma si è viaggiato a lungo sul filo di questo equivoco. E’ una questione di ampiezza di sguardo: SBN-MARC è uno “standard” con cui le biblioteche italiane hanno potuto dialogare fra loro e l’Indice. Però è usato soltanto in Italia, quindi qualsiasi operazione che non riguardi SBN (dalla metainterrogazione all’indicizzazione federata) si può fare solo a prezzo di grande fatica. Se lo uso solo io, non si può più chiamare standard. Andate a parlare con ExLibris, che ci deve fare l’harvesting dei dati dei nostri cataloghi per l’indicizzazione in Primo, e vedete come reagiscono al nostro “standard” 😀
    P.S. e OT: Giulio, come fai a fare quel tipo di embed da twitter all’interno del blog?

    1. Il formato SBN-MARC descritto in XML nasce con il progetto Evoluzione dell’Indice, quindi diciamo nel 2002.
      L’abbandono di UKMARC in favore di MARC21 da parte delle biblioteche inglesi è iniziato nel 2000 e terminato nel 2008.
      USMARC ha dato vita, assieme a CAN/MARC, al formato MARC21 nel 1999.
      Il punto è: da un record SBN-MARC come faccio a ottenere qualcos’altro (e tornare indietro)? Questo qualcos’altro può essere un record UNIMARC, MARCXML, BIBFRAME, ecc. ecc. Per poter costruire e migliorare i servizi basterebbe dire come si fa a fare queste cose, mica stare qui a discutere su cosa sono gli standard. Non è inquietante che da quando esiste SBN-MARC l’ICCU non abbia mai pubblicizzato strumenti di conversione?
      Sui problemi molto attuali dello scambio dei dati, oltre a quelli evidenziati da Enrico, credo che l’analisi della situazione authority nel VIAF parli da sè.
      @fraenrico: wp.com permette di incorporare tweet semplicemente copiando l’URL: http://en.support.wordpress.com/twitter/twitter-embeds/

    2. serena sangiorgi

      Gli standard non sono tali solo se li usa il mondo. Vuoi dire che gli standard UNI non sono validi perchè li usano solo gli italiani?

    3. Lasciamo perdere il concetto di standard fine a sè stesso. Se vado in viaggio in Giappone, devo comprarmi un adattatore per le spine elettriche che sono standard in Giappone. Certo che esistono standard nazionali.
      Quello che ritengo ridicolo è immaginare un mondo dove, per poter ottenere una spina giapponese, devo studiare come costruirmela da solo perchè il Giappone non le fornisce.
      Questo, ripeto, è il problema dell’SBN-MARC: l’ICCU che trattiene per sè delle informaizoni legate alla mappatura tra SBN-MARC e altri formati.

    4. serena sangiorgi

      Per il Sudafrica l’adattatore ho dovuto comprarlo a Durban: cioè, nel luogo e quando mi è servito. All’ICCU hanno sempre dato priorità ai servizi base (catalogazione dei poli), più che ad eventuali futuri possibili. Per la maggioranza delle biblioteche italiane anche il prestito interbibliotecario è fantascienza (ce l’hai la voce di bilancio “spese postali” coperta dal budget? ecc.) quindi figurarsi robe come la mappatura dei formati. Gli open data nella PA sono di moda da due anni, obbligatori da sei mesi senza nessuna preparazione, andranno a regime tra tre o quattro (forse). Non si riesce neanche ad avere una definizione sensata di firma digitale. QUINDI, benissimo dare una bella scrollata all’ICCU perchè si dia una mossa, e soprattutto perchè metta sul suo sito tutto quello che ha fatto finora, dato che ce n’è. Ma che questo risolva i problemi di base di catalogo e dati (qualità e quantità) e servizi (accesso degli utenti) proprio no

  4. serena sangiorgi

    non è vero che SBN- MARC non è un formato standard. E’ UNO STANDARD, nazionale italiano, come lo erano UKMARC USMARC e compagnia cantando

    1. serena sangiorgi

      vero, ma non sposta di un millimetro la questione. all’epoca si facevano standard nazionali che si parlavano attraverso UNIMARC. adesso possiamo probabilmente concederci il lusso di passare direttamente oltre, dato che lo scambio di dati non interessa più nessuno, solo l’interrogazione degli stessi attraverso il web. che si può fare eccome

  5. serena sangiorgi

    SBN alle origini non era visto come un insieme di software ma di servizi… occhei, ma non ci sono servizi senza software. all’epoca o eri bibliotecario o eri tecnico, e capirsi tra i due era peggio di adesso. SBN era ed è uno specchio anche troppo fedele di noi stessi

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